PROSSIMI APPUNTAMENTI
27 novembre 2021 Reggio Calabria
CONCERTO PER JACK LONDON
tromba Fabrizio Bosso
fisarmonica Luciano Biondini
voce Silvio Castiglioni
12 dicembre 2021 Gatteo, Chiesa di San Rocco
L’ULTIMO INCONTRO DI JOE FLEMING
15 dicembre 2021 Bomporto (MO)
CONCERTO PER JACK LONDON
tromba Fabrizio Bosso
fisarmonica Luciano Biondini
voce Silvio Castiglioni
16 dicembre 2021 Milano, Università Cattolica
MENTE CHE PENSA DIVINAMENTE
un Filò per Sisto Dalla Palma e Andrea Zanzotto
20 gennaio 2022 Salone Snaporaz, Cattolica
MEDEA, LA MAGA D’ORIENTE
adattamento e interpretazione Silvio Castiglioni
suoni Gianmaria Gamberini
immagini Georgia Galanti
12 e 13 febbraio 2022 Hangar teatri, Trieste
LA LUCINA dal libro di Antonio Moresco
adattamento Silvio Castiglioni
con Silvio Castiglioni e Georgia Galanti
scene e regia Fabrizio Pallara
19 e 20 febbraio Teatro Oscar, Milano
L’UOMO È UN ANIMALE FEROCE
dai monologhi di Nino Pedretti
adattamento e interpretazione Silvio Castiglioni
violino Simone Draetta
chitarra Francesco Lanaro

ABITARE LA TERRA
Teatro in cammino
Un gruppo di camminatori pellegrini, guidati da Silvio Castiglioni, sui sentieri che vanno da strada sotto le Serre verso Fontecorniale. Con passo leggero e consapevole, alla riscoperta del silenzio in una solitudine condivisa, in ascolto della terra, dei viventi e della luce. Nelle soste risuoneranno i pensieri di altri camminatori, W. G. Sebald, Werner Herzog e Antonio Moresco; di un giardiniere, Gilles Clement; e qualche poeta, su alcuni aspetti del nostro abitare la terra: la minaccia di estinzione della specie; il culto dei defunti nelle campagne della Corsica; le virtù delle erbacce nel giardino planetario; il destino delle lingue e dei dialetti; l’impenetrabilità della pietra.

LA LUCINA
tratto dal libro di Antonio Moresco; adattamento Silvio Castiglioni
con Silvio Castiglioni e Georgia Galanti; scene e regia Fabrizio Pallara
“Sono venuto qui per sparire, in questo borgo abbandonato e deserto di cui sono l’unico abitante.”
Un uomo si è ritirato a vivere in solitudine, lontano da tutto, in una casa di pietra in mezzo al bosco. Ogni notte, però, un mistero turba il suo isolamento: sempre alla stessa ora, il buio del bosco è perforato da una lucina che si accende dall’altra parte della valle. Che cosa sarà? L’abitante di un altro paese deserto? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l’uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui da solo nella sua casa in mezzo al bosco, e sembra uscito da un’altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Chi è quel bambino? E quale rapporto lo lega all’uomo? Una storia sorprendente, piena di mistero e consolazione.
In scena un filo sospeso che segna un confine fra il dentro e il fuori. Sul confine sono stese delle lenzuola che raccontano di un lungo sonno da cui l’uomo si sta svegliando. Le lenzuola gocciolano, grondano memoria, l’uomo la raccoglie e la trasforma in parole, dense e misteriose. La memoria riaffiora lentamente e sporca con apparizioni quelle bianche stoffe pesanti. Luci e ombre, immagini infantili, colori lividi e antichi andranno a disegnare la trama sul confine che aspetta di essere attraversato. Il bambino disegna alle sue spalle, ricorda, si sporca, cancella, si fa lanterna magica, mostra le sue mani al lavoro in un gioco di specchi, amplificato e reso possibile dall’uso di una telecamera che riprende il suo incessante fare. Il bambino è nascosto nell’ombra ma il suo urlo silenzioso è ciò che muove la lingua dell’uomo che ora non può più smettere di parlare. Ha bisogno di capire cosa è accaduto, cosa gli sta accadendo e come in un giallo cerca l’assassino, mettendo a fuoco e sfocando l’intimità dei dettagli. Quel bambino si nasconde alle sue spalle, lo aspetta, lo chiama, gli domanda cose a cui dovrà rispondere mettendo in gioco tutto quello che gli resta. Ora non può più nascondersi, quella lucina lo ha stanato.
L’uomo racconterà rivivendo tutta la storia occhi negli occhi con gli spettatori che si faranno testimoni di una rinascita di morte. Uno spettacolo visionario e realistico al tempo stesso, unico modo per raccontare di quello che siamo costretti a uccidere per crescere e cosa dobbiamo dover accettare per morire sperando di poter sognare.
La lucina di Antonio Moresco (Mondadori, 2013)
Silenzio. Nessuna vita umana. Eppure, nello spazio incantato e feroce della Lucina la vita pulsa, elettrizzata: nelle rondini che solcano il cielo a becco aperto per ingozzarsi d’insetti, negli occhi cerchiati di bianco dei tassi impauriti nella notte, nel tormento dei vegetali che sgretolano le pietre con la pressione delle loro piccole radici, nella ferocia dei rampicanti che soffocano gli alberi morenti, nelle masse di gas incendiato che bucano il buio e che chiamiamo stelle. Tutto continua a morire, a rinascere, a morire di nuovo: “ogni cosa dentro lo stesso cerchio del dolore creato”.
Eppure in questa fiaba toccante e ultimativa, dove la morte è nella vita, il bambino morto è nell’adulto, una lucina si accende nella notte, ogni notte. (Carla Benedetti)
Un progetto di Celesterosa Associazione Culturale, in collaborazione con Ufficio Teatro / Assessorato alla Cultura del Comune di Cattolica, Museo della Regina e SEM libri – Milano. Col sostegno di Regione Emilia Romagna

CONCERTO PER JACK LONDON con Fabrizio Bosso tromba, Luciano Biondini fisarmonica, Silvio Castiglioni adattamento e voce
Un omaggio al giornalista e scrittore statunitense più tradotto e più amato, padre di Zanna Bianca e del Richiamo della foresta, ma anche cercatore d’oro, pescatore di ostriche, vagabondo, attivista sociale e tanto altro, che divenne ricchissimo ed ebbe un enorme successo grazie ai suoi romanzi.
Lo spettacolo è tratto da The Game, un racconto di pugilato al ritmo del miglior cronista sportivo quale seppe essere, tra le tante altre cose, Jack London, e, insieme, una commovente e straziante storia d’amore. Sullo sfondo la colonna sonora duttile e sulfurea della tromba di Fabrizio Bosso, artista di caratura internazionale, accompagnato dalla voce di Silvio Castiglioni e da Luciano Biondini alla fisarmonica.
*Testo in corsivo*Testo in corsivo
"Un bambino con un pennello in mano non è un bambino che impara a dipingere, ma un bambino che impara a essere." — Arno Stern
CLOSLIEU – LA STANZA DEI COLORI
Esiste un luogo nel quale tutti, piccoli e grandi, senza formalismi e liberi da nocive forme di competizione, possono ritornare bambini, risvegliando una ‘memoria organica’ dimenticata e sepolta: questo luogo è il closlieu. Un luogo chiuso, non lontano da noi, al riparo dagli sguardi, un luogo fornito di colori e pennelli, dove da soli si lavora giocando in compagnia degli altri: senza competizione, senza paura di essere giudicati, senza timore di sbagliare. E piano piano quella stanza dei colori, che la prima volta ci era sembrata inconsueta, diventa un piccolo rifugio dove rigenerarsi.
Non è necessario saper dipingere. Una volta a settimana, per grandi e piccoli insieme, dai 4 ai 99 anni. Al termine di ogni seduta ci si riunisce tutti per un tè con biscotti.
È possibile partecipare con la mamma, il babbo, il fratello o la nonna. Insieme o da soli.
Info: Georgia Galanti, 393 8882831
HO INCONTRATO ARNO STERN
Ho incontrato Arno Stern alcuni anni fa, frequentando il suo corso di formazione in Svizzera e a Parigi. Prima (e ancora oggi) tenevo laboratori un po’ ovunque, incontravo i bambini spesso con le loro maestre, materne, elementari, medie… Era difficile trovare una maestra che non avesse scritto sulla fronte: maestra…