Recensione

Daria BalducelliIl Giornale della Mezzanotte03 July 2008

Non di solo pane

“Casa d’Altri” di Silvio d’Arzo e il “Grande Inquisitore” di Dostoevskij

Castiglioncello. Dentro l’ardente buio di Silvio d’Arzo e di Dostoevskij sono riuscita a fissare su carta solo queste poche parole: “altezza”,”mani”, “silenzio”, “indica”, “silenzio”, “la tonaca vuota del prete”, “chiunque passa mi vede”,” non ho denti per mangiare il pane”, “eleganza del male”, “non di solo pane vive l’uomo”, “silenzio”. L’altezza inchiodata a terra del prete apre la scena di “Casa D’Altri” ed è manovrata dalle mani di Silvio Castiglioni usate come vettori che indicano il mistero della Chiesa e come sassi lo rinchiudono in un implacabile mutismo. Potevano essere cento i microfoni attorno al protagonista dello spettacolo di Giovanni Guerrieri e Andrea Nanni, ma ugualmente non avrebbero amplificato nient’altro che un silenzio tramandato nei secoli. Un mistero non compreso dalla vecchia spiata nella sua condotta, osservata dentro una vita miserevole che le ha tolto l’unico piacere della vita: quello di addentare il pane. E se alle sue domande risponde solo la tonaca vuota del curato, ecco che nella seconda scena tratta dai “Fratelli Karamazov” a sfamarla è l’elegante mostrarsi del male in un completo scuro. La vecchia non ha denti per mangiare e per questo desidera morire: condannata dalla Chiesa e confusa dal Vangelo, ella è saziata solo dal Grande Inquisitore. “Non di solo pane vive l’uomo” dice gesù, ed attraverso l’impudica balbuzie della voce di Castiglioni forse capiamo quanto sia pericolosa questa dolcissima frase, pesante da sostenere come le più terribili croci. Abbiamo bisogno di qualcuno che “abbia cari anche i deboli”, che sappia ingannarci e comandarci, sennò, l’alternativa è di avere come risposta a tutti i nostri interrogativi unicamente il silenzio di dio e il silenzio di cristo, un binomio capace di far essere “Casa d’Altri -Domani ti farò bruciare” uno spettacolo così raffinatamente, così artisticamente crudele.