Recensione

Diego VincentiHystrio01 January 2011

Il fascino intellettuale del signore delle tenebre

Confini labili. Fra passione e perdizione, incesto e amor fraterno, vita e morte (o presunta tale). In queste zone di nessuno si muove Il vampiro, elegantissima coppia di monologhi che Andrea Nanni intreccia da alcuni racconti “minori” sul pallido signore delle tenebre. Da Polidori alla Cvetaeva fino alle leggende russe di Afanasjev, ne nasce un gomitolo di vicende intorno a un inconsueto triangolo: una giovinetta, suo fratello e l’amico vampiro. Tutti affascinati da tutti. Con i due ragazzi insieme per un tour ottocentesco nel Mediterraneo, viaggio di formazione dai contorni nerissimi. Non finirà bene. Come racconta Silvio Castiglioni, (quasi) immobile nel buio, lentamente avanzando verso la platea, verso la non-morte. Un filo di luce a sezionare il palco, l’esistenza tutta. In realtà ci si attenderebbe un climax, ma non arriva. E anche l’emozione fatica, poco supportata dal parco uso d’ombre e musiche. Si rimane a un livello più intellettuale, ma va bene così. In una messinscena dal minimalismo ricercato, che gioca coi micromovimenti, la lenta trasformazione dell’apparenza immobile. Talento raro Castiglioni, e lo conferma. Anche se la misura dell’allestimento e una certa verbosità sembrano vampirescamente succhiargli energia. Frustrarne l’istrionismo dei precedenti Casa d’altri e Domani ti farò bruciare. Luce accecante e si ricomincia. Questa volta rileggendo parte della storia dal punto di vista della giovinetta, la brava Emanuela Villagrossi. Physique du rôle e fascino da stampa giapponese, ricorda gli spiriti delle tradizioni orientali. Con gli arti distorti, il copro come su due assi distinti. Chiave estetica che complessivamente si ripete nei due episodi, a testimoniare la volontà di Giovanni Guerrieri di proporre quadri immaginifici, a cavallo fra orrore e inquietudini esistenziali. Mentre il testo si diverte a creare legami e poi confonderli. In una forma di monologo finalmente non stantia, che si conferma comunque fra le più peculiari (e piacevoli) in circolazione.