Nel labirinto

L’Italiano di Raffaello Baldini, da Autotem a In fondo a destra
adattamento e interpretazione Silvio Castiglioni, collaborazione di Georgia Galanti e Leonardo Galanti, immagini video a cura di Massimo Salvucci

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Il titolo di un magnifico libro del poeta messicano Octavio Paz (Il labirinto della solitudine) descrive con efficacia il luogo in cui si dibattono i commoventi e comici personaggi creati da Baldini.
Anche le due sole opere in lingua italiana di Baldini, Autotem, il suo primo libro (1967) e In fondo a destra, composto nella maturità e dopo le grandi raccolte di poesia nel dialetto di Santarcangelo, hanno in comune l’impareggiabile descrizione della solitudine; e poi il disperato, buffo e, spesso, inutile tentativo di superarla.
Autotem è un piccolo album satirico, un bizzarro assortimento di lettere surreali intorno al mito dell’automobile nell’Italia del boom economico. Provengono dai quattro angoli della Provincia Italia, città rilevanti e paesi sperduti, o inventati. Ne sono autori personaggi irresistibili e normali, segnati da ossessioni, o aggrappati a un’idea di salvezza, o portatori di un’ingenua proposta per migliorare il mondo. Come tutti i testi di Baldini, non chiedono che di essere detti o recitati, suonando così come appelli, proclami, proteste o confessioni.
In fondo a destra, monologo teatrale milanese (l’altro luogo di Baldini), ha per protagonista un solitario e borioso collezionista di pensate geniali e luoghi comuni, “un mezzo intellettuale così sicuro di sé che si smarrisce in una realtà, oltretutto, immaginaria”. Ricorda anche il protagonista di Un pèz ad chèrta (Un pezzo di carta), poesia in dialetto romagnolo del 1995, che invoca proprio quel piccolo e modesto segno del titolo (“ma senza scriverci niente”) che possa aprire uno spiraglio nell’assedio di una solitudine che egli stesso si infligge e in cui si dibatte. Un persuasivo condensato della mediocrità (la mezza calzetta, direbbe Baldini) che sonnecchia in ciascuno di noi.

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Nel senso di spaesamento proprio del labirinto in cui il protagonista di In fondo a destra crede di essere capitato, e nelle fissazioni surreali e paradossali che generano le pubbliche prese di posizione dei personaggi di Autotem, affiorano temi presenti nelle grandi poesie. Individui parlanti “a qualcuno che non c’è, allo specchio, a vanvera”, tormentati dal fluire incessante dei pensieri, in un equilibrio precario fra reale e surreale, affilano la ragione per perlustrarne i cedimenti, con la vaga speranza che con altri mezzi, e su altri piani, possa presentarsi una qualche miracolosa via d’uscita dalla solitudine.
Lo spettacolo si compone di due parti. La prima parte (durata 35’) tratta da Autotem, comprende i seguenti ‘pezzi’ che, nell’adattamento di Castiglioni, suonano così: Caro Babbo Natale; Una Jaguar contro la malinconia; Meno scuole e più autostrade; La patata di Camerano Calabro; Un’infrazione pagata a caro prezzo; Il funerale di Gemmano; La Flaminia parlante; Alfa Romeo Giulia SS; Da cosa nasce cosa; Le virtù della mollica di pane; Ave Maria; La chiesa drive-in. La seconda parte (durata 18’) intitolata: Diana e Renato, una storia d’amore, è un secco adattamento del monologo In fondo a destra.
Nel decennale della scomparsa del poeta romagnolo, uno dei grandissimi della nostra letteratura, e dodici anni dopo lo spettacolo interpretato per la regia di Federico Tiezzi, Silvio Castiglioni si è nuovamente calato nel labirinto Baldini, nella speranza che anche all’attore monologante in scena capiti in dono un pezzo di carta, quale segno di una breccia fra due solitudini a confronto: quella dell’attore e quella dello spettatore. D’altronde, precisa l’Autore, che cos’è un labirinto se non la storia di un’uscita?

Nel labirinto, l’Italiano di Raffaello Baldini, un progetto di Silvio Castiglioni con la collaborazione di Georgia e Leonardo Galanti; le immagini video sono a cura di Massimo Salvucci. Realizzato da Celesterosa con il sostegno dei Comuni di Cattolica e Santarcangelo, e il contributo di Provincia di Rimini e Regione Emilia Romagna

Cattolica, febbraio ’15